Thursday, July 30, 2009

Forse trovato il cadavere della prima vittima delle Guerre Stellari, lo Jedi Microsoft cattura Yahoo!!

Le guerre stellari di cui ho parlato in un precedente post hanno forse fatto la prima vittima. Yahoo nei mesi scorsi era stata al centro delle attenzioni di Microsoft, che aveva cercato prima di acquisirla in toto e successivamente a trovare accordi per acquisirne la tecnologia.

Da allora Microsoft ha lanciato il discusso Bing, ma poi ha ribaltato la prospettiva.. i due giganti hanno messo in comune le forze con un accordo sulla ricerca, che viene definito tecnologico ed organizzativo. Yahoo in realtà si traveste da Bing!

Fin qui nulla di male, se non per il fatto che ai più questa mossa sembra essere surrettizia dell'acquisizione, troppo diverse le forze in campo perchè Yahoo possa resistere nel tempo ad una progressiva latente incorporazione, tant'è che il titolo Yahoo non ha beneficiato di questo annuncio.

Google, l'altro protagonista di questa guerra intanto ha il suo da fare su un altro fronte. Mentre le grandi manovre sui motori di ricerca per ora non lo preoccupano, vista la sua posizione largamente preminente, si trova in difficoltà quando ha a che fare con mercati contigui ma nei quali non fa la parte del leone.

Da tempo ha lanciato in America un servizio che promette di essere dirompente, Google Voice, che offre un numero unico per le comunicazione mobile. Sembra essere questo il suo cavallo di Troia per entrare nel settore Telco, sfruttando in questo caso il Voip e la sua enorme visibilità per offrire chiamate al solo costo della connessione Internet. Quello che fa oggi Skype ma con una integrazione più forte con i reali numeri mobili (ne parleremo in seguito!!).

Apple ha rimosso questa applicazione dal suo AppStore, come aveva fatto con alcuni predecessori meno illustri. Mossa giustificata da motivazioni tecniche ricondotte però da molti alla stretta connessione che iPhone ha con molti potentissimi operatori telco, che ovviamente uscirebbero danneggiati da questa soluzione.

Molti hanno protestato, Google in primis, ma credo possa essere solo una manovra dilatatoria.. se la natura di questo servizio è veramente quella che si prospetta non mancherà molto tempo prima che qualche costruttore non decida di calvalcarla, ed allora saranno quelli che oggi sono contrari a dover rincorrere, la storia insegna che le vere innovazioni camminano da sole.

Basti ricordare che anche Bill Gates, che ora magnifica la potenza della rete, all'inizio, accecato dal proprio successo non vide nel web il futuro, salvo poi pentirsi e cercare nel tempo prima di controllarlo e poi di cavalcarlo cercando anche di comprarsi il suo inarrestabile rivale.

Non resta che mettersi alla finestra ed aspettare... quale sarà la prossima puntata? La guerra dei Cloni?

Tuesday, July 21, 2009

Finalmente Banca d’Italia usa il pugno duro!!! Non con una banca… cancellata Zopa e parte del social lending italiano. Auspichiamo una soluzione


Ho parlato spesso di social lending ed in particolare di Zopa, non perché li conosca personalmente e faccia il tifo, ma perché mi piace il concetto su cui si basa la loro attività, questa volta però non si tratta di buone notizie infatti Banca D’Italia ha chiesto (ed ottenuto) la cancellazione dall’albo degli intermediari finanziari.

Tecnicamente la revoca è opera del Ministero delle Finanze e l’accusa sarebbe di “aver fatto raccolta del risparmio (e non semplice intermediazione di pagamenti) a causa della giacenza sul Conto Prestatori Zopa del denaro in attesa di uscire in prestito” (dal comunicato di Zopa).


Bankitalia e Zopa, due versioni contrastanti.

Banca d’Italia ha successivamente precisato che “la società acquisiva la titolarità e la disponibilità dei fondi conferiti dai prestatori, violando l'obbligo di separatezza delle disponibilità di terzi da quelle della società; in tal modo si realizza una abusiva attività di raccolta del risparmio, con rischio per i terzi i cui fondi non vengono più scambiati immediatamente tra creditore e debitore come dovrebbe essere nello schema di social lending ma rimangono nella disponibilità della Zopa. Di fatto il creditore si trova inconsapevolmente in una posizione analoga a quella di un depositante senza le tutele previste dall'ordinamento per i risparmiatori.. …Le modifiche operative proposte da Zopa per risolvere il problema non sono risultate sufficienti a garantire la rimozione delle irregolarità, manifestando una strutturale difficoltà nell'assicurare il rispetto della disciplina in materia bancaria e finanziaria posta a tutela dei terzi e del mercato”.

Dal comunicato sembra emergere una indisponibilità di Zopa a risolvere il problema mentre Maurizio Sella, A.D. di Zopa, dichiarava nel comunicato dell’azienda che “ Siamo molto sorpresi da questa decisione che ci sembra dovuta unicamente a valutazioni di carattere tecnico-giuridico sul funzionamento della piattaforma, a fronte delle quali peraltro avevamo proposto una soluzione definitiva. Abbiamo sempre collaborato con Banca d’Italia, fin dalla fase di progettazione di un’iniziativa sicuramente non codificata. Nel gennaio 2008 abbiamo iniziato ad operare dopo avere ricevuto l’ok dell’Ufficio Italiano Cambi e da quel momento Zopa è stato un grande successo, soprattutto in un momento storico in cui il credit crunch escludeva intere fasce sociali dall’accesso al credito”.


Il social lending e la “Zona Grigia”, non solo business ma una scelta diversa.

Difficile dire quale delle due versioni corrisponda al vero ma una verità certa ed è contenuta nella frase di Maurizio Sella, la recente, stringente crisi ha ristretto ulteriormente i criteri di erogazione dei prestiti soprattutto nei confronti di quelle fasce che più ne avrebbero bisogno, quelle meno abbienti e quelle in zone del paese in cui ottenere un credito è veramente impresa ardua.

La pratica del social lending effettivamente agisce in una zona un po’ grigia, in cui le garanzie rispetto ad una banca sono minori, ma signori… ..rendiamoci conto che è proprio questa l’anima di questo servizio. Chi presta soldi non lo fa solo con il miraggio di ottenere un interesse più alto, ma lo fa spesso anche come scelta, consapevole che quel “social” comporta un rischio maggiore, un oncetto che ovviamente esula della technicality del controllo finanziario. Banca d’Italia chiederebbe la chiusura anche della Banca dei Poveri perché presta soldi senza garanzia ai poveri del mondo?

Permettetemi di sorridere… ci si preoccupa di una realtà piccola (7 milioni di euro intermediati) dopo non essere riusciti a prevedere nulla della grave recente crisi finanziaria che ha fatto scomparire nel nulla soldi di molte banche italiane (in ottima compagnia internazionale) e di molti enti locali ? Senza parlare di molti altri problemi nei confronti dei quali le azioni sono molto meno immediate, come le commissioni di massimo scoperto, immediatamente reintrodotte sotto mentite spoglie, dopo essere state vietate per legge.


“Esecuzione” o solo rigidità?

La blogosfera ha visto in questo atto una “esecuzione” su mandato delle Banche ma francamente credo che sia ingeneroso, anche perché dubito che le banche si preoccupino di un attore così marginale rispetto al loro business. La realtà è che probabilmente il social lending occupa un segmento che forse andrebbe meglio regolamentato, proprio perché la sua natura lo distingue dall’operatività tradizionale, distinzione che Bankitalia non ha saputo valutare o affrontare, utilizzando metodi tradizionali.

Sarebbe stata necessaria qualche valutazione più politica (ovvero più legata al contesto) per cercare una soluzione meno drastica. Probabilmente quello che si può rilevare che questa rigidità nelle valutazioni (che sarebbe auspicabile più in generale) è che è più facilmente applicabile se si ha davanti una realtà relativamente piccola come Zopa, piuttosto che una grande banca. La domanda è se Zopa fosse stata collegata ad uno dei maggiori gruppi bancari italiani come sarebbe andata a finire?


Ora cercare una soluzione con la buona volontà di tutti.

L’augurio è che ognuno delle parte coinvolte, sia Zopa che i suoi controllori, metta da parte pregiudizi, si siede ad un tavolo comune e tenti di guardare il problema dalla corretta angolazione, cercando di restituire agli italiani un servizio di cui gli italiani hanno dimostrato di avere bisogno.

A tal proposito sempre dal comunicato di Zopa cito “Zopa è nata nel Marzo del 2005 nel Regno Unito dove opera con un modello simile a quello di Zopa.it e dove conta 300mila iscritti e in cui più di 40mila persone sono arrivati a scambiarsi prestiti per 47 milioni di sterline. In Italia …sono infatti più di 40mila gli italiani iscritti alla community e in un anno e mezzo 5mila persone si sono prestate direttamente online più di 7milioni di euro (per l’esattezza 7.156.340 €, dato aggiornato al 10/07/2009). Zopa.it si attesta così oggi al terzo posto nella classifica europea delle community di social lending, dietro ai cugini inglesi di Zopa.com (partiti nel 2005) e ai tedeschi di Smava.de (partiti nel 2007)”.

Come diceva Arbore… meditate gente meditate…

Monday, July 13, 2009

Guerre Stellari tra Microsoft e Google: con chi sarà la "Forza" e chi rappresenterà il "Lato Oscuro"? La guerra degli annunci.


Ormai non c'è più pace!!!

Passano solo pochi giorni da un annuncio che il concorrente risponde immediatamente con un contro annuncio ancora più eclatante. Parlo ovviamente di Microsoft e Google.

A causa di qualche impegno professionale ho un po' meno tempo del solito ed è da un po' che vorrei scrivere questo post, ma proprio poichè vado un po' più lentamente, non posso lasciare passare qualche giorno che da uno dei due giganti del software arrivano novità che mi costringono a cambiare il tiro!


La guerra delle Parole

Dunque in estrema sintesi il mese scorso Microsoft ha annunciato Bing, qualche giorno fa Google ha risposto con l'annuncio di un nuovo sistema operativo, Google Chrome OS, ora Microsoft invece annuncia una versione di Office 2010 web e gratuita.

Sembra una furiosa battaglia per la supremazia con due contendenti che invadono il reciproco campo d'azione, ma in realtà al momento sembra meno sostanziale di quello che appare, in quanto di sostanziale sembra esserci solo una grossa battaglia dei rispettivi uffici marketing e strategia.


Relazioni Esterne sotto pressione!!

Inoltre nell'ultimo un mese si è assistito alla costante presenza sui media di articoli che magnificavano i risultati del lancio di Bing, ma poi a guardare realmente le cifre i toni enfatici sembrano non essere completamente sostanziati dai risultati effettivi, o per lo meno sui questi dati non sembra esserci uniformità di giudizio. D'altra parte basta usare Bing (nella versione USA, perchè in Italia è il vecchio motore con un nuovo Look and Feel) per rendersi conto che c'è ancora tanta strada da fare...

Giornalisti e Blogger sono allora stati presi forse dall'entusiasmo di aver trovato l'antagonista vero di Google? Oppure la vera divisione di Microsoft ad avere successo è quella che si occupa delle relazioni esterne? A me sinceramente il dubbio è venuto e pensando ai limiti del lancio di Bing, presente in versione beta per ora negli Stati Uniti ed alla prova dei fatti nulla di rivoluzionario. Forse la ragione di tanto clamore si può rintracciare effettivamente nella campagna di promozione senza precedenti per Bing, con investimenti tripli rispetto al suo principale competitor.

Sia ben chiaro non sto dicendo che Bing non abbia delle potenzialità, dico solo che non sembra esserci proporzione tra fatti e commenti. Mi sembra che un'analisi lucida sia quella di qualche tempo fa su l'Unità on line, anche se è già passato qualche giorno da quell'articolo e quini molta acqua è passata sotto i ponti...

Certo anche la capacità comunicativa è una essenziale fattore di successo per una azienda ed i suoi prodotti e soprattutto quando la sfida si presenta così impari come nei confronti di Google. qundi tanto di cappello, vedremo che frutti darà alla lunga.

Nel frattempo un risultato sembra averlo ottenuto, proprio Google ha annunciato un proprio sitema operativo per il 2010. Chissà.. anche questo sembra più una guerra dichiarata che una combattuta, poco più di uno slogan tanto da qui ad un anno tante cose cambieranno. O no...

Per il momento Microsoft ha contro-risposto con un ulteriore annuncio su Office 2010, ma anche qui siamo nel campo delle parole e del futuribile.


La Forza ed il Lato Oscuro

In ogni caso mentre mi ponevo queste domande ho avuto modo di leggere un bel post di Zambardino, che in qualche modo confermava quella che era la mia personalissima opinione. ancora più interessante l'articolo dello stesso Zambardino su Repubblica sulle caratteristiche anche non tecniche di questa sfida, con Microsoft, prima regina del software mondiale, che basa il suo potere sull'intellectual property del suo software e sulle comunità di giocatori della X-Box, Google padrona del segreto del proprio algortimo di indicizzazione e della capacità di analizzare in real time i meccanismi di ricerca della conoscenza messi in atto da milioni di internauti, Circa il 70% del totale.

Da un lato Microsoft che si è costruita nel tempo la fama di "antipatica" per la sua posizione di monopolista che si fa pagare (cari!) i propri software, dall'altro Google, che ancora si trascina dietro la fama di simpatica outsider (pur essendo un colosso ormai) che non ti richiede di pagare nulla, offre servizi gratuiti a tutti e (quasi sempre) rilascia software Open Source.

Una sorta di Epopea di Guerre Stellari del software, che accende l'interesse e le riflessioni di tanti come Gekissimo, non sappiamo oggi "La Forza" con che dovrebbe essere, ne chi reappresenti "Il Lato Oscuro"ma speriamo che questa guerra continui... e sopratutto passi dagli annunci agli atti concreti, perchè questa è una delle poche che può arricchire tutti i noi di tanta innovazione.

Wednesday, July 1, 2009

La resa dei "Pirati": Pirate Bay ceduta ad una società commerciale, i pirati digitali dismettono pistola, giacca con alamari e cappello di piume!!

Si assiste in diversi paesi del mondo ad una guerra tra chi difende il diritto alla proprietà individuale (e quindi alla remunerazione per la fruizione di un opera) e chi si batte per confutare questo diritto.

Da un lato il concetto classico di proprietà su cui si basa in particolare il modello economico occidentale, dall'altro un duplice assunto: la proprietà di tali diritti genera un profitto enorme per pochi (aziende del software o musicali, artisti e manager) e priva la maggior parte delle persone della possibilità di ascoltare musica o vedere film o usare un programma di editing.


Il problema, come spesso accade, risiede nell'avidità

Probabilmente non saremmo qui a parlare di "battaglie" se il costo di tutti tali oggetti fosse meno oneroso per le persone comuni, che faticano a comprare un CD del loro beniamino, il quale invece vive il lusso di una ricchezza sfrenata. Con le dovute proporzioni una guerra dal sapore post-industriale.

Battaglia antica quindi, che è diventata ancor più dura con Internet e la rivoluzione digitale, che ha messo in ginocchio gli abituali schemi protettivi messi in campo dai "padroni del vapore", basati sopratutto sulle difficoltà indotte dai costi di distribuzione di oggetti fisici. Sulla rete corrono veloci i bit che trasportano in pochi istanti canzoni e pacchetti software da un utente ad un altro ed è questa la vera rivoluzione di internet, l'eliminazione dell'intermediazione nello scambio da utenti, che non centralizza più il rischio su un unico soggetto (colui che fabbricava CD pirata per esempio), ma trasferisce la responsabilità peer-to-peer appunto, rendendo improba la fatica dei censori.


La Rivoluzione Digitale

Torrent, Peer-to-Peer e file sharing sono le paroline magiche che mettono in crisi i produttori di oggetti digitali, che cercano in tutti i modi di bloccare questa marea, suggerendo leggi anche evidentemente antidemocratiche, come in Francia (per fortuna almeno una volta qualcuno che ci precede nel peggio). Ma si sa che i potenti e la salvaguardia del concetto di proprietà hanno sempre grandi estimatori tra gli uomini politici.. (toh mi sembra di parlare come un bolscevico al soviet!!!).

Ma veniamo alla notizia di oggi. Il portale Pirate Bay viene venduto ad una società di internet cafè, che ha già annunciato che ne modificherà la gestione per garantire profitti ai detentori di copyright. La cosa suona come un ammaina-bandiera da parte dei "pirati", che erano diventati un'icona della battaglia sui diritti digitali (tra i tanti siti di file sharing), soprattutto dopo che sono stati condannati in Svezia 12 mesi e 2.5 milioni di euro di multa per violazione dei diritti di proprietà intellettuale.


La resa dei Pirati

Uno dei suoi fondatori ha dichiarato che nulla cambierà e che si sente sicuro che la battaglia proseguirà, ma il timore forte è che multa e condanna abbiano indotto i ragazzi a vendere al momento giusto, per assicurarsi una serena vecchiaia, continuando la lotta su basi molto più teoriche e meno pericolose.

Eppure proprio in Svezia il fenomeno sociale ha addirittura assunto una rilevanza politica con le scorse europee, quando un partito, che si prefigge di resistere alle leggi repressive nell'uso del web, ha ottenuto addirittura uno straordinario 7,1%.

Altri combattono il fenomeno dei diritti di proprietà seguendo il solco tracciato dal movimento Open Source e dal suo profeta Stallman che si battono per la libertà di accesso ed utilizzo del software, vista come il modo di condividere la conoscenza e consentire un più rapido progresso di tutto il mondo. Quale sarebbe il nostro stadio tecnologico che chi avesse inventato la ruota ne avesse reclamato i diritti e rallentato la diffusione?


La Open Music

Esistono siti, come Jamendo, in cui sono disponibili tracce musicali liberamente utilizzabili a fini non commerciali. Questi siti raggiungono il duplice obiettivo di abbattere i costi della musica e di aiutare i giovani musicisti a promuoversi.

Anche in Italia si gioca una partita, neppure tanto sottile, sull'uso del web, questa volta incentrata sul controllo dell'informazione in quanto, vista la peculiarità del nostro paese con la incredibile commistione tra politica e media, il problema sembra essere sopratutto "controllare" le voci fuori dal coro, che destabilizzano la cloroformizzata informazione nazionale.

La percezione (o la speranza?) è che queste iniziative siano solo uno sterile tentativo di controllare un magma in movimento, tentativo frutto della distanza esistente tra una classe politica (in moltissimi paesi) lontana dalle reali esigenze delle persone comuni, ma sopratutto un po' miope, incapace di capire che un approccio repressivo è destinato miseramente al fallimento in presenza di una fenomento come internet.


Internet e (è) Democrazia

Anche in Iran, di fronte al pericolo di perdere la vita o la libertà, Internet ha costituito il mezzo per dare linfa ad una protesta che ha reso nudo, di fronte al mondo, il regime degli Ayatollah, schierato compatto contro il proprio popolo (ed il suo sangue) in difesa dei propri privilegi.