Thursday, January 31, 2008

Il banking 2.0, il nuovo web per le Banche:(parte quinta) la prudenza delle Banche

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Abbiamo citato il Social Lending come reale esperienza di web 2.0 nel mondo finanziario, almeno relativamente all’accezione “sociale”; altri modelli di business possibili sono solo sperimentati, o addirittura solo studiati, ed è oggettivamente difficile, al momento, immaginare qualcosa di recepibile con successo dal cliente.

I numeri del settore (il banking on line),
sono si in crescita ma non in maniera esplosiva, ed il fatto che le operazioni richieste siano in larga parte funzione di visualizzazione dell’estratto conto, evidenzia un difficoltà oggettiva degli utenti (solo italiani?) nel familiarizzare con l’internet banking.

Negli anni dell’esplosione dell’on-line banking e della bolla della “net-economy” molte banche avevano cominciato una serie di programmi di fidelizzazione della clientela, con l’ambizione, in qualche caso di proporsi come intermediari o addirittura market place. Esperimenti che però non hanno dato probabilmente i risultati attesi.

L’approccio dell’utente con il portale della propria banca era, e rimane, ancora tiepido, tant’è che in questo momento è oggettivamente difficile ipotizzare servizi che possano dare forza al canale web bancario. La filiale, in definitiva, appare ben lungi dall’essere soppiantata dal web.

Se guardiamo al passato, possiamo osservare che hanno ben funzionato servizi tecnologici estremamente innovativi, ma strettamente connessi al core dei servizi bancari, come fu all’epoca il trading on line. Sono nate e/o cresciute in questi anni realtà come Fineco, Intesa Trade, Directa, IwBank (ne cito solo alcune ma non per giudizio di merito...), con focalizzazione più sul trading per alcune, più sul banking per altre. Poi abbiamo assistito all’affermarsi del “conto arancio” di INGDirect.

Le Banche “tradizionali” invece non mi sembra abbiano ricevuto impulso sostanziale dal web, anche a causa di un atteggiamento eminentemente difensivo, a parte credo qualche eccezione quale banca Sella o Webank, ma si tenga ben presente che queste considerazioni sono piuttosto empiriche. Oggi, come abbiamo detto, la novità rilevante è solo quella del social lending.

Quindi, avrebbe senso integrare tools non legati strettamente al focus primario per creare un volano in grado di trainare il business?

Il web prolifera di servizi offerti al cliente in maniera low o addirittura no cost, non è facile tirare fuori qualcosa dal cilindro di interessante... Il mercato per le banche on line è ancora ristretto (e presidiato), ancora più ristretto il target di utenti evoluti in grado di apprezzare questo tipo di iniziative. Quale può essere il risultato atteso, tale da giustificare investimenti tecnologici ed organizzativi?

Questo spiega la grande prudenza verso il web 2.0, in un numero del marzo 2007 di “Marketing e Finanza” San Paolo dichiarava di voler passare dall’Internet Banking tradizionale all’ “Integratore Web”. Ma ancora non ci sono esperienze significative.


Leggi gli altri paragrafi....

1 - Contesto tecnologico generale
2 - La tecnologia ed il credito “social”di Zopa
3 - Il marketing nei blog
4 - Non solo Zopa, Boober e la banca dei poveri
5 - La prudenza delle Banche
6 - Esperienze utente, IWbank, BNL e Second Life
7 - Uso operativo: contesto, intelligence e mercato
8 - Monitoraggio, l'individuazione degli "Influencer"
9 - Monitoraggio e Social Network Analysis
10- Il web 2.0 e l’organizzazione interna
11- La comunità di pratica
12- Sviluppare Comunità di Pratica

Argomenti correlati:

-Intervista a Gianni Soreca IDC Consulting Director
-Focus su Zopa
-Focus su Boober, Intervista a Manolo Maffeis
-La percezione della comunicazione, R.Taverna
-Dati Abi 2007

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