Thursday, October 25, 2007

L'Osservatorio sulla Posta Elettronica , dati ed analisi di Filippo Dini

Filippo Dini è Business Manager di Babel (www.babel.it), promotore dell'Osservatorio sulla Posta Elettronica (www.osservatoriopostaelettronica.it) in coda al post una semiseria autodescrizione della sua vita professionale.

Ciao Filippo, Babel è promotrice dell’Osservatorio sulla Posta Elettronica, perchè? Esiste una necessità di monitorare l’uso di questa tecnologia?

Carissimo Carlo,
Babel è promotrice di un Osservatorio sulla Posta Elettronica perché è diventato lo strumento principale di comunicazione e fino a ieri non c’era una ricerca italiana che potesse fotografare lo stato dell’arte. Si trovano solo ricerche americane o europee. Volendo dare una fotografia ed un valore a questo mercato circoscrivendolo all’Italia, abbiamo realizzato questo studio. Le difficoltà non sono state poche, ma i risultati ci hanno dimostrato che l’interesse per questo tipo di pubblicazione è alto.


Puoi sintetizzarci qualche risultato interessante che avete riscontrato con il vostro osservatorio? E naturalmente quali i problemi...
Innanzi tutto vi invito a scaricarvi l’osservatorio al link www.osservatoriopostaelettronica.it. In poche parole (ma come si fa ad essere concisi con un argomento così vasto?) è emerso che, con il 12% del campione, c’è stato un incremento del 7% rispetto al 2006 di aziende che utilizzano sistemi di posta open source mentre IBM e Microsoft si dividono il restante 88% della torta. Le problematiche emerse sono quelle note a tutti. Lo spam raggiunge il l’incredibile soglia del 90% delle mail che circolano e la sicurezza applicata alla posta è sempre più importante perché i sistemi di posta sono diventati “Mission Critical” per l’88,2% delle aziende.


Uno dei temi dell’osservatorio era la posta certificata... a che punto siamo? Chi la usa ?

Esistono delle normative che regolamentano l’uso della posta certificata e che ne impongono l’uso, per esempio per lo scambio di informazione con il ministero del tesoro etc.. Esistono 17 gestori di PEC (al momento della stesura dell’osservatorio) e la prevalenza delle aziende si appoggia a questi gestori per avere 1 o 2 caselle PEC. Alcune realtà hanno invece provveduto a mettersi in casa il sistema. Questi ultimi sono comunque veramente pochi per i requisiti stringenti imposti dalla normativa in ambito di capitale sociale minimo richiesto (100 milioni di euro) ed al piano di sicurezza.


La mail è stato uno dei primi strumenti collaborativi aziendali, tant’è che oggi sembra quasi strano parlare della posta come strumento del web 2.0 (consentimi la semplificazione nell’usare il termine web 2.0). come si inserisce in un panorama di razionalizzazione degli strumenti, dalle piattaforme collaborative, alle chat, IM, blog, wiki o il VoiIP? Qualcuno le chiama Unified Communications

Bella domanda. Quella di riserva?
No, scherzi a parte il panorama della comunicazione e della collaboration informatica sta mutando rispetto a quello a cui siamo abituati.
Mentre ieri il telefono ed il fax erano i principali strumenti di lavoro, in tempi recenti la e-mail ha completamente soppiantato questi arcaici e onerosi strumenti di comunicazione. Oggi, con l’avvento dell’Instant Messaging (la chat) siamo arrivati ad un livello di comunicazione impensabile
pochi anni fa. E’ possibile parlare con chiunque nel mondo anche per chiedere solo poche cose con il solo costo della connettività alla Rete (con la R maiuscola), Internet. La frontiera della comunicazione si è ulteriormente infranta con l’avvento del VoIP che ha consentito alle persone di comunicare a voce. Infatti, se c’è un punto a sfavore delle e-mail o della Chat e che non si possono interpretare i segnali verbali non espliciti come il tono e l’intonazione della voce, che danno un senso alla discussione. E’ facile quindi fraintendersi ed equivocare quanto scritto. Per questo motivo sono nate le “emoticons” o faccine.. con il VoIP invece è stato possibile comunicare a voce e quindi più velocemente e a scanso equivoci.


L’Enterprise Instant Messanging viene indicato come una tecnologia matura che si sta affermando nelle aziende. A scapito delle posta elettronica?

Più che a scapito direi a corredo. Facciamo un esempio. Se ti devo chiedere una cosa del tipo “ci sei domani alle 14:00 che passo a trovarti”, il tempo in cui avrò la risposta è molto elevato, da pochi minuti a giorni. Devo infatti scrivere la e-mail, aspettare che ti arrivi (ed i tempi non sono
predicibili perché potrebbero esserci intoppi sul mio mail server o sul tuo di cui non sapremo niente), poi tu la devi leggere, ed io non so se sei al PC in quel momento e devo aspettare una tua risposta. Con l’Instant Messaging invece io vedo subito se sei al PC o meno (si chiama presence e mi indica chi è on-line al momento) e quindi posso scrivere il mio messaggio ed aspettarmi una risposta pressoché immediata. Ma se invece ti devo mandare un resoconto su una attività comune, magari con qualche documento allegato, l’instant messaging non va bene. Pensa anche solo agli acquisti on-line oggi sempre più diffusi… con l’IM non potrei avere le ricevuta, mentre con la email posso tranquillamente ricevere le mie informazioni utili anche per una eventuale contestazione.


Un’altro “attacco” che subisce la posta è quello dello spamming, non rischia di far sembrare appunto la posta meno affidabile di sistemi come gli IM?

Anche per l’IM ci sono una serie di problematiche relative alla privacy… se lasci il tuo account libero di essere contattato da chiunque, per esempio, potresti ricevere messaggi dalle persone più disparate in cerca di compagnia.. per non dire di peggio :-)
Vedrai che non passerà molto tempo prima che inizino a mandarti messaggi equiparabili allo spam. La e-mail SPAM in realtà ha una sua natura ben definita e per questo intercettabile con un livello di sicurezza molto elevato ad oggi. Non per niente esistono moltissime aziende che hanno fatto dell’AntiSpamming il loro core business. Parlando di spam, comunque, mi piacerebbe portare alla tua attenzione che, se ieri il problema era bloccare lo spam, oggi invece lo sforzo si sposta sull’evitare che tutte le mail entrino nella rete dell’azienda colpita, per evitare che una mole eccessiva (si parla del 90% delle e-mail ricevute) impegni le risorse di rete o i server creando disservizi. Sono nati così appliance (sistemi integrati Hardware/Software) che lasciano questo tipo di e-mail fuori dalla rete. Un esempio? Gli appliances di F5 (www.f5.com)


La nostra posta contiene spesso anche molta della conoscenza aziendale, e non è solo un problema di storaging dell’informazione quanto anche di organizzazione e ricerca. A che punto siamo? Quali strumenti?

Google (e tutti sappiamo di cosa parlo) ha realizzato degli appliances per portare il proprio algoritmo di ricerca alla portata di tutti. Sono estremamente costosi e per questo non ancora diffusi, ma è il primo passo. Esistono anche software per fare questo (un esempio? Beagle http://beagleproject.org/Main_Page), ma poi entra in gioco il problema della privacy… e la mole di mail sale esponenzialmente di giorno in giorno e di conseguenza la mole dei dati da indicizzare sale enormemente, rendendo piccoli i dischi e lente le macchine. In alternativa ci sono sistemi proprietari come IBM Lotus Notes che integrano nel client uno strumento di ricerca per l’utente che indicizza mail ed allegati, evitando così le problematiche di privacy di una indicizzazione a livello company. Ci stiamo muovendo insomma… e dato che l’informatica ha dei tempi rapidissimi di evoluzione chissà se per la prossima intervista non sia già tutto disponibile sul mercato.


A bruciapelo.... cosa dice la vostra inchiesta: Open source o Prodotto Commerciale?

Non mi bruciare la barba che ci tengo… La nostra inchiesta dice assolutamente “prodotti commerciali”, ma lo dice per ignoranza e la crescita dell’Open Source è già buona. Ci sarà un momento in cui l’OS sorpasserà il Prodotto commerciale. Quello che serve è sintetizzabile in 2 parole: conoscenza e consulenza.
Conoscenza per consentire a tutti di sapere che esistono alternative affidabili ed economiche
Consulenza per aiutare chi vuole cambiare a fare “il grande passo”. E dare quel minimo di rassicurazione che oggi i prodotti commerciali hanno nel nome.


about Filippo Dini:

Sono prossimo ai 40 anni, ha passato 12 anni in una banca a Firenze ad occuparmi di software prima e di sistemi dopo fino a che non ho scoperto che il mondo è molto più vasto, variopinto ed interessante di quello chiuso e conservativo di una banca. Da allora ho girato, all’inizio a Firenze
per 4 anni e poi facendo tappa a Milano dove ho trascorso 18 bellissimi mesi ed infine a Roma, dove sono da 3 anni. Rimango un Fiorentino nell’anima e torno nella mia piccola (rispetto alle due citate), provinciale e caotica Firenze ogni fine settimana per ricongiungermi con i miei due meravigliosi figli e mia moglie.
Troppo breve? Ok, allora dirò anche che sono un motociclista perso e che soffro gli inverni in cui la moto deve restarsene chiusa in garage

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